A colloquio con Emanuele Blandamura sul passato, il presente e il futuro

di Leonardo Pisani

Emanuele Blandamura è un eclettico, lo è sempre stato, anche quando faceva il pugile di professione, poiché si allenava anche con metodi eterodossi tra cui la meditazione, il rilassamento con la musica e la lettura. Saggio ma allo stesso tempo gioviale e giovanile, ma la sua vita non è stata facile sin, dall’infanzia. Ma è uno di quelli che può dire, ce l’ho fatta: ottimo pugile dilettante, da professionista è stato campione della Comunità Europea e poi Campione Europeo dei pesi medi: la categoria forse più prestigiosa della boxe, anche più di quella dei massimi. Blandamura ha anche tentato il mondiale Wba contro l’asso giapponese Murata, ha perso a testa alta. Può dire ho provato, ho tentato, non mi sono arreso. Bimbo vivace anzi come mi disse in un’ intervista “ facevo danni” pestifero sino a diventare un problema da allontanare da diverse scuole per la disperazione dei nonni paterni, che lo hanno cresciuto a Roma: la lucana di Ferrandina Isabella Susanna e il maresciallo di Carabinieri riposto di Cerignola Felice Blandamura. La sua vita la descrive bene nel libro “Che Lotta è la Vita, edito dalla casa editrice Absolutely Free che ha scritto assieme al noto giornalista Dario Torromeo, un libro che ha avuto successo anche nel Regno Unito e dal quale è stato tratto un docu-film.. Da potenziale bullo a allenatore che lavora in progetti anti bullismo a scuola, da ragazzo vivace e fumatore a pugile professionista e campione del Vecchio Continente, da bambino problematico a scuola ad allenatore educatore con un suo metodo di allenamento, che cerca il potenziale in ogni persona, di qualunque età. Lo chiamavano il Sioux del ring, per la sua passione per la storia degli amerindi, anche il Sioux lucano per via delle sue origini: nato a Udine, cresciuto a Roma in una famiglia di pugliesi e lucani. Ora fa la spola tra Roma, New York ma quando può anche a Cerignola e Ferrandina, dove ha zii e cugini.. Blandamura non è un ex, il solito ex che guarda con nostalgia al passato, seppur recente: anzi guarda al futuro e ne parliamo con lui.

  1. Allora Emanuele una volta hai detto che le più grandi vittorie le hai avute dopo il tuo ritiro dal ring. Eppure sei stato campione Europeo dei pesi medi, hai combattuto con onore contro Murata per il mondiale medi Wba. Spiegaci.

Dopo aver ottenuto importanti risultati a livello sportivo, posso dire che molto, moltissimo dei traguardi raggiunti dipendono anche dal carattere di una persona… Ma ogni cosa ha un suo tempo.  Non dico che chi combatte anche a quaranta o cinquant’anni sbagli.. attenzione ma appena ho sentito a un certo punto che dovevo lasciare, per rispetto di me stesso ho lasciato il pugilato attivo. Quando salivo sul ring, lo facevo perché volevo vincere, salivo per essere il Campione, e questo era noto che salivo sul quadrato non solo per vincere ma per essere il Campione. Per questo considero l’esser un Campione anche come un abito mentale, e un Campione deve anche essere tale nel comprendere se steso e le situazioni, saper cambiare e per essere un campione oltre a saper impostare un incontro diverso, devi essere capace anche di dire: Basta, ora non devo combattere più. Spesso mi sento dire: ah, se tu avessi avuto trentadue anni… ah se tu fossi stato più giovane potevi fare di più-…  Non è questo, perché certe imprese che ho compiuto a trentotto anni non potevo farle a ventotto perché non ero maturo come uomo, oltre come pugile. Anzi, ho ottenuto i maggiori risultati a una certa età grazie all’esperienza, e non stata l’età il fardello: se avessi avuto a ventotto anni la scaltrezza dei miei trentadue anni, quando ho vinto il titolo europeo… Per essere un campione non basta vincere, ci vuole altro, compreso conoscere i propri limiti. Per questo dico che quando ho lasciato il ring, ho ottenuto le vittorie importanti. Certo sono contento dei miei titoli vinti ma non basta, ci vuole altro: una vittoria doppia ci vuole cioè riuscire a rimarne per sempre nel cuore delle persone come Canelo, come Murata, come Golovkin o Billy Joe Saunders,.. Per questo dico diventare campioni è stato difficile rimanerlo lo è ancora di più e quindi nella vita cerco di rimanerlo anche in altri traguardi e attività. Ma sempre con tanta umiltà, sempre…

2)Hai sempre fatto volontariato e continui a farlo, anzi con più energia. Ora sei impegnato aiuto

 Per me è importante dare il mio contributo sempre: ora sto collaborando con la Protezione Civile FUKYO a trovare aiuti umanitari per l’Ucraina .. Però attenzione: aiutare significa anche fare del bene a se stessi, dato che ci si mette nei panni dell’altro. Si crea un rapporto empatico, che fa bene a tutti. E poi la ruota gira, chi semina raccoglie, e si ha sempre qualcosa in cambio: anche un sorriso è un tesoro. Creare empatia con chi soffre, serve a farci crescere interiormente, riuscire anche a trovare maggiori forze in noi stessi e comprendere il mondo dove vivremo. La vita è lunga, ma un giorno quando avremo finito il cammino su questa Terra, possiamo aver meno rimpianti perché abbiamo fatto qualcosa per gli altri. Ma siccome ho solo quarantadue anni e la vita è lunga continuo a fare volontariato…

  • Sei Testimonial della Federazione Pugilistica Italiana e Ambassador del progetto Boxando s’Impara.  Giusto?

 In questo momento assieme alla Federazione Pugilistica Italiana stiamo lavorando aBoxando s’impara”. Si tratta di un progetto anche ambizioso, che sta entrando nelle scuole con l’auspicio che la boxe possa insegnare ai ragazzi a guardarsi dentro, a riflettere su se stessi e sulle proprie potenzialità, a tirar fuori il proprio essere, quello vero e genuino. Noi siamo individui e individui vuol dire unici, delle individualità differenti nel rispetto degli altri.  Quindi questa individualità diciamo positiva è coltivata dalla pratica del pugilato, come dallo sport in generale. Io ho fatto il pugile, quindi so cosa vuol dire praticare seriamente la boxe. So cosa vuol dire allenarsi, conosco cosa può fare questo sport ai ragazzi e specialmente in questo momento in cui è difficile trovare, diciamo, una regola che accomuna un po’ tutti, e anche il rispetto verso gli altri o quei valori che c’erano una volta che sono andati un po’ scemando con il tempo. Il pugilato può insegnare il senso del sacrificio.  Il progetto è questo sono venti ore di lezione di cui dieci teorie e dieci di pratica della Noble Art ma senza contatto.  Ci sarà tutta l’essenza della boxe, tutto  l’allenamento dalla A alla Z ma anche per un fatto in sicurezza. In questi venti ore vogliamo presentarci alle scuole “Come educatori”, come salvaguardia della persona, del rispetto degli altri. Anche per dire no al bullismo e far capire che è sbagliato, il bullo non è un forte: è anche lui un debole, anzi più debole…

  • Sei stato premiato al “Giuliano Gemma” una manifestazione ideata dal mio caro amico Vladimiro Riga, una colonna della nazionale di boxe degli anni 6o e sei stato anche invitato alla Camera dei Deputati. Come mai? 

Una bella serata e ringrazio anche Vladimiro Riga, al quale ho portato i tuoi saluti. Gran personaggio e persona simpaticissima.  Sono stato alla Camera dei Deputati in rappresentanza della Fpi per presentare alle istituzioni il progetto alla presenza dell’onorevole e atleta paraolimpica Giusy Versace e al Segretario Generale dell’Osservatorio Nazionale Bullismo, Luca Massaccesi. Abbiamo presentato quest’ambizioso progetto e posso dire che qualcuno ha anche ascoltato la mia voce all’interno della Camera di Deputati, sono anche stato applaudito dai deputati presenti. Dobbiamo puntare sui giovani, sulle nuove generazioni, perché loro sono il futuro e noi dobbiamo seguirli… Io ho fiducia sui nostri giovani, perché i nostri ragazzi sono intelligenti; molto intelligenti e purtroppo invece di lanciarli avviene il “ contrario”: siamo noi “grandi” spesso a tarpare le loro ali.. Credimi io ripongo una gran fiducia nei ragazzi e non dobbiamo fermarli, perché la  gioventù è vivacità, perché la gioventù è simbolo anche di incoscienza. Ma l’errore significa l’averci provato, aver tentato, vuol dire aver messo in discussione se stessi per migliorare… Invece per un cambiamento forte e costruttivo c’è bisogno del 100% anche degli errori per poter poi migliorare e avere un’altra occasione con più esperienza.  Quindi è fondamentale che i giovani ritrovino passioni interiori nel loro essere e coltivino i loro sogni. C’è necessità dei sogni dei giovani per un futuro migliore. Le istituzioni devono aiutare a farli sognare. Ci vuole più fantasia in questo mondo…

  • Ti ho visto in azione come “allenatore” quando sei stato illustre ospite alla Boxe Potenza del maestro Peppino Gruosso e ti dissi anche che sarebbe stata la tua strada dopo aver lasciato il ring. Ora addirittura hai sviluppato un tuo format “STAGE di Pugilato con Emanuele Blandamura”. In cosa consiste?

Vero. Sto portando avanti questo progetto, mio personale, che si chiama “OnetoOne ” poichè io alleno singolarmente le persone che amano fare lo sport e cerco di tirar fuori in ogni ragazzo, in  ogni persona che si allena la parte migliore, anche quella passione che facendo lavorare una persona ormai avviata sui 46-48 anni o più, con questo format di allenamento individuale di riavviarla, a tirarla fuori, spronandoli  non solo nel gesto atletico, ma anche psicologico ed emotivo.  Insomma a dare il proprio massimale, ma senza stress e anche divertendosi. Sto cercando anche di andare nelle palestre a portare ai ragazzi la mia esperienza di pugile, tutto questo al servizio dei maestri e allenatori e non come  loro sostituto. Anzi, massimo rispetto per i nostri ottimi maestri di pugilato.

  • Hai scritto la tua autobiografia con il “Maestro di giornalismo” Dario Torromeo “Che lotta è la vita” , hai girato un lungometraggio(da “attore”) sulla tua carriera professionistica, commenti gli incontri per la Tv. Ora a che punti? Al Leone d’Oro a Venezia e all’Oscar?

Aahahaha. Magari il Leone d’Oro di Venezia o L’Oscar, magari… Una cosa, caro Leo ho capito, ma è una cosa fondamentale:  alla fin fine ho fatto sempre I conti con me stesso. Anch’io sono stato vittima, anzi sono ancora vittima di cadute. Ho avuto una forte depressione, qualche tempo fa sono andato in crisi.. Ma sono queste cadute che ti rendono la vita speciale, ti rendono più maturo e saggio, è grazie a questo che si impara a dare valore alla vita, il giusto valore perchè ti accorgi che la vita è breve e allora perché perdere tempo a lamentarsi quando le lamentele sono  sterilità  quando invece in realtà c’è la possibilità di risolvere, di  cambiare alcuni pronostici che sembrano scontati. A volte tutto gira intorno al valore che dai a te stesso e allora questo docufilm vuole essere un messaggio per i ragazzi; un messaggio per chi lo guarda, perché altrimenti non l’avrei fatto, l’avrei tenuto per me. Così è stato il libro: è una parte della mia vita, un racconto della mia vita, ma non è la mia vita, è solo un racconto in cui ho citato tutto ciò che mi è successo. Vedi Leonardo, posso dire però che ho avuto la  grande fortuna di scriverlo con una grande firma come Dario Torromeo. Chissà, un giorno potrei anche scriverne un altro, semmai assieme a te, che oltre a esser mio amico sei anche un bravo giornalista. Oppure no, ma  non mettiamo mai limiti, nella vita si può sempre fare qualcosa di nuovo, di diverso, si può provare a superare i propri limiti. Sono orgoglioso di quello che ho fatto e sono orgoglioso di me, per questo io continuo a lottare per le buone cose, per le buone azioni, e sempre a proteggere i miei sogni, perché ogni giorno ne trovo qualcuno, quando tu finisci i sogni finisci anche di vivere io non smetterò mai di vivere come un po’ te che sei tornato all’università a studiare.

7)Emanuele del marzo 2016 sei venuto a Potenza per la presentazione del libro “Il Biondo. Un pugno alla Guerra, l’altro per ricominciare” sulla storia del primo pugile potentino a diventare professionista: Franco Blasi e scritto dal nipote Gianmarco Blasi. Era il 2016, dopo quella serata straordinaria, tu sei diventato campione europeo dei medi, Gianmarco ora è diventato assessore comunale allo sport a Potenza. Tu ti occupi anche di Lotta  contro il bullismo, andando nelle scuole per aiutare i ragazzini a superare e combattere questo problema sempre più diffuso. E siccome hai anche origini di Ferrandina, mi dici quando ci verrai a trovare di nuovo?

Ferrandina, la Basilicata, tu, Gianmarco Blasi, il maestro della Boxe Potenza Giuseppe Gruosso, siete parte della mia vita. Leo tu mi consoci bene, parliamo sempre, e non solo nelle interviste. Siamo amici da anni e sai che io di certe cose parlo solo con chi reputo amico, con coloro con cui provo affetto. Io verrò appena mi chiamate, verrò volentieri a parlare con gli studenti, con i ragazzi. Invitatemi, mica posso andare da solo a presenziare.. ahahah scherzo. Ora so che voglio fare nella vita e questo ora è la mia vita, il mio compito. Potrei dare un apporto alle nuove generazioni. Mi piacerebbe ritornare a Potenza. E poi mi raccomando un’ottima cena alla lucana, tanto mica devo rientrare nei limiti dei pesi medi come l’ultima volta nel 2016, dopo quella grande serata al Don Bosco in onore di Franco Blasi, il “Biondo”..   

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